Ciascuno di noi deve decidere da sé cosa considera un fallimento, anche se il mondo è ansioso di fornire un insieme di criteri se glielo permetti. Ad appena una settimana dalla laurea, io ero già fallita: il mio matrimonio era imploso, non avevo un lavoro, ero una madre sola ed ero povera come lo si può essere ai giorni nostri in Gran Bretagna avendo un tetto sulla testa.
Secondo i miei canoni non conoscevo nessuno più fallito di me. E il fallimento mi costrinse a eliminare tutto quello che era superfluo. Smisi di illudermi di essere qualcosa altro, o di attendere che il mondo diventasse positivo. Presi a incanalare ogni mia energia su il mio unico obiettivo: avevo un’ottima idea e una vecchia macchina da scrivere.
E così il fondo che avevo toccato diventò la solita base su cui ricostruii la mia esistenza.
[Fonte Joanne K. Rowling]